Evo
Diet e ambiente
La
Dieta Evolutiva (DE) promette un immediato beneficio per
la salute e un’esistenza più longeva, scevra da gravi
patologie. Ci dobbiamo però chiedere se una siffatta
alimentazione può essere credibilmente proposta a 7
miliardi di persone e se il nostro pianeta è in grado di
sostenerla. Dubbi superficiali sono stati espressi non
solo da associazioni ambientaliste e da particolari
ideologie alimentari ma dalla stessa comunità
scientifica,.
Premessa
La
Dieta Evolutiva prevede la totale eliminazione dei
cereali e dei legumi e l’introduzione di consistenti
anche se intermittenti quantità di carne magra
preferibilmente da ruminanti. L’agricoltura da sempre è
il peggior nemico dell’ambiente, oggi più che mai quello
che è stato l’input iniziale della civiltà
potrebbe segnarne la fine. L’agricoltura infatti:
·
influenza e modifica i processi geo-morfologici
·
sottrae
minerali al terreno e introduce sostanze nocive
·
accentua i processi erosivi
·
distrugge boschi e foreste
·
cambia
gli ecosistemi con laghi artificiali, dighe e canali
·
desertifica per sfruttamento ogni anno 20 milioni di
ettari di terreno.
La
situazione attuale
L’alimentazione umana si
basa principalmente su due fonti di cibo definite
rispettivamente plant based, cui attingono circa
4 miliardi di persone (dai quali in parallelo al
crescente sviluppo economico e demografico aumenta
giustamente la richiesta di proteine nobili dopo secoli
se non millenni di malnutrizione) e meat based
(meglio sarebbe dire mix based) cui ricorrono i
restanti 2 miliardi. Nell’uno e nell’altro caso la
sostenibilità è critica e pone serie ipoteche sul
prossimo futuro. A questo si deve aggiungere – perché
rappresenta un elemento determinante – la crisi
energetica in atto.
La ridotta disponibilità di riserve energetiche sta
avendo ricadute impensabili, il costo in crescente
aumento dei combustibili fossili sta creando cambiamenti
ambientali, economici, politici e culturali ai quali non
siamo preparati. In realtà non è finito il petrolio, è
finito il petrolio a basso costo. E il costo del
petrolio si riversa sul costo dei cereali e della carne
prodotta industrialmente non solo perché indispensabile
alla loro
produzione e
trasporto ma
anche per altri motivi. Oggi la produzione mondiale di
cereali è distribuita in tre settori:
1.
produzione
di bio-carburanti e bio-masse. La domanda è in forte
crescita perché attualmente l’etanolo ha un costo
inferiore a quello del petrolio. Il 12% dei cereali
prodotti negli Stati Uniti viene utilizzato per produrre
etanolo anche se serve più energia da petrolio per
estrarre etanolo dal mais di quanta se ne ottenga. Si
stima che nel 2010 solo negli Stati Uniti 50 milioni di
tonnellate di grano saranno convertite in etanolo.
2.
Alimentazione animale. I cereali sono utilizzati in modo
massivo per nutrire gli animali da macello
particolarmente i monogastrici, maiali e polli, ma anche
i ruminanti che dovrebbero invece nutrirsi di erba. Per
produrre 1 kg di carne bovina servono 8-10 kg di
cereali, 4 kg per quella di maiale e 2 kg per i polli.
Questa pratica nata per sostenere la crescente richiesta
dovuta all’inurbamento della popolazione,
è inquinante - gli allevamenti intensivi sono fonte di
1/5 dell’emissione di gas-serra, scaricano nell’acqua
antibiotici, ormoni, diserbanti, deiezioni animali - ha
grandi necessità energetiche - ogni kg di carne prodotto
richiede 5, 7 litri di petrolio - produce carne di
scarsa qualità.
3.
Alimentazione umana per la quale la richiesta è sempre
più elevata.
Per
questi motivi il prezzo dei cereali è destinato ad
aumentare ancora fino a divenire non più sostenibile per
le popolazioni indigenti. Gli Stati toglieranno i
sussidi - che oggi concorrono per il 28% alle loro spese
di produzione - e questo porterà ulteriore aumento del
prezzo. Già adesso la domanda di cereali è superiore
all’offerta. Per sopperire a questa crescente richiesta
l’agricoltura continua la sua scellerata opera di
distruzione ambientale, da un lato deforestando e
desertificando il pianeta, utilizzando risorse non
rinnovabili, quali il suolo e l’acqua e dall’altro
aumentando l’allevamento intensivo di animali da macello
dal costo ambientale ed energetico altissimo. La
situazione è ovviamente non più a lungo sostenibile e
porterà ad una forzata riduzione di fornitura di
cereali. In sintesi la produzione di cereali per
l’alimentazione umana, mantenuta per tradizione:
·
è
anti-economica
·
ha un
pesante costo ambientale
·
è
dannosa per la salute
I
governi si interrogano sugli strumenti per arginare la
situazione mentre i prezzi dei cereali sono aumentati in
pochi mesi del 45%. Secondo la FAO
scarseggiano grano, riso, frumento e mais. Cosa sembra
ragionevole fare? Continuare a distruggere e inquinare
il pianeta per produrre cibo molto costoso e oramai
insufficiente, nocivo per la nostra specie e per gli
animali di cui ci dobbiamo nutrire? E in queste
circostanze è ancora proponibile la Dieta Evolutiva? La
soluzione c’è. Sono i ruminanti delle
grassland.
Il
pascolo
La FAO identifica
vari sistemi di produzione di
carne, di questi si è
visto il LLM (Livestock Landless Monogastric) e
il LLR (Livestock Landless Ruminant) che sono i
sistemi più industrializzati, hanno enorme mercato nelle
popolazioni urbane, comportano elevata richiesta di
cereali ed hanno un gravissimo impatto ecologico.
Insieme producono attualmente il 36,8% della produzione
mondiale di carne. Altri sistemi produttivi sono basati
sul pascolo nelle praterie, con una produzione
complessiva al momento molto bassa, il 9,3%. Sono
principalmente:
·
LGH (Livestock
Grassland Humid) nelle zone temperate e tropicali
con 190 milioni di capi nel mondo e fornisce ¾ della
produzione mondiale da pascolo, 6 milioni di tonnellate
di carne bovina e agnelli, 11 milioni di tonnellate di
latte.
·
LGA (Livestock Grassland Arid) nell’Africa
sub-sahariana, in Nord e Sud Africa, parte degli Stati
Uniti e Vicino Oriente.
Il
pascolo – caldeggiato di recente anche dalla UE
- presenta questi fondamentali vantaggi:
·
produce
carne di migliore qualità perché l’animale è nutrito
secondo natura
·
ha un
costo di produzione molto basso e di conseguenza prezzi
accessibili
·
non
attinge agli stock di cereali e non compete per
le risorse ambientali con l’uomo
·
è
ampiamente indipendente (tranne il trasporto delle
carcasse) dal sistema dei combustibili fossili
·
ha
impatto ecologico benefico purché gli animali siano in
equilibrio con la fitomassa. Il carico di un pascolo è
espresso in VP, Valore Pastorale. Fondamentale è la
rotazione dei pascoli per lasciare rigenerare i terreni.
·
Lo si
può realizzare su quasi tutto il pianeta e può
costituire un serbatoio di proteine animali di
eccellente qualità in grado di sostentare dieci – venti
miliardi di persone.
I
ruminanti da milioni di anni vivono nelle grandi
praterie della Terra in armonia col bioma e sono il cibo
preferito dei grandi predatori come l’uomo e i felini.
Si tratta quindi del ritorno al perfetto equilibrio
ambientale.
Il
bioma delle grassland
Le
grandi praterie della terra – caratterizzate da scarsa
presenza di alberi e folto tappeto erboso - sono
suddivise in:
·
praterie tropicali, savana africana, llanos
dell’Argentina. Vi si trovano antilopi, gnù, giraffe,
cervi, oltre 100 specie di bovidi e 55 specie di
antilopi
·
praterie temperate, steppa, pampa,
prateria nord americana con cervi, bisonti e ovini
·
praterie artiche, la tundra che ospita renne e
caribù.
Sono
perfette riserve di cibo per l’umanità ancora per molti
anni a venire.
Parliamo di numeri
1.
La superficie complessiva delle praterie della Terra è
circa 37 milioni di km2, il 26% delle terre emerse
e il 70% delle aree coltivabili. Una volta le praterie
ricoprivano la metà della superficie del pianeta,
l’agricoltura ne ha distrutto il 50% insieme al 30%
delle foreste.
2.
Se
consideriamo i bovini, ogni ettaro di pascolo consente
la sussistenza di circa 1,3 capi,.
Un km2 corrisponde a 100 ettari, quindi 130 capi per
km2. 37 milioni di km2 per 130 capi fanno 4 miliardi
e 810 milioni di bovini perfettamente sostenibili.
3.
Se
vogliamo assicurare ad ogni individuo (media
adulti/bambini) un minimo di 300 gr di carne al giorno -
pari a 66 gr di proteine, 305 calorie, 36 gr di grassi
di cui 150 mgr di colesterolo – per un anno servono
109,500 kg di carne.
4.
Un
bovino di razza Chianina,
con peso vivo al macello di 772 kg ha una resa di circa
il 63% per cui la carcassa a caldo pesa 492 kg da cui va
tolto il 12% costituito dalle ossa. Abbiamo quindi
433 kg di carne per ogni capo.
5.
433 kg
diviso 109,500 kg/persona/anno significa che un bovino
potrebbe assicurare carne per un anno a 3,9 persone. 4
persone per approssimazione.
6.
Quindi
6,8 miliardi di persone (la popolazione attuale del
pianeta) necessitano di 1 miliardo e 675 milioni di
bovini/anno per soddisfare il fabbisogno indicato.
Appena un terzo della capacità del sistema grassland.
Nella
logica della Dieta Evolutiva non vanno peraltro
trascurati i 65 milioni/anno di tonnellate di pesce –
tra pescato e allevato – di cui già adesso disponiamo
che corrispondono a 9 kg/persona/anno. Una quota non
trascurabile che può essere aumentata in modo
esponenziale dato che gli oceani ricoprono i 2/3 del
globo.
Il
mondo secondo natura
In
conclusione la Dieta Evolutiva è ampiamente sostenibile
da ogni punto di vista e porterebbe benefici
incalcolabili alla salute e alla esistenza dell’uomo.
ALIMENTAZIONE UMANA |
DIETA AGRICOLA |
DIETA EVOLUTIVA |
·
E’ dannosa per la salute
·
Distrugge per l’ambiente
·
Esaurisce le risorse non rinnovabili
·
E’ dipendente dal petrolio
·
E’ sempre più costosa
·
Crea competizione nutritiva tra uomo e animali da macello |
·
Assicura salute perfetta
·
E’ sostenibile e compatibile con l’ambiente
·
Rigenera le risorse ambientali
·
Non dipende dal petrolio
·
Ha costi molto contenuti
·
Non compete con altri animali, i ruminanti sono da sempre
prede naturali dell’uomo |
GC
|
|
MILIONI DI BARILI DI PETROLIO AL GIORNO USATI USATI
NEGLI STATI UNITI, 2002
·
Trasporti 11,68
·
Industria alimentare 4,61 (il 25% del consumo del
paese)
·
Residenziale 1,13
·
Elettricità 0,29
ECONOMIA SPICCIOLA
Un ettaro di grano produce 28 quintali di granella con
un costo di 28 E/quintale che viene venduta a 17
E/quintale. La differenza la mettono i sussidi statali.
Poi ci sono i costi di macinatura, sfarinatura,
trasforma-zione, trasporti e commercializ-zazione. Con 1
kg di farina (venduta a 17 centesimi/kg) si ottiene 1 kg
di pane venduto a 1,7-3 E. al dettaglio. Una produzione
che economi-camente non ha ragione di esistere.
Viceversa produrre 1 kg di carne di vitellone costa 2 E.
spesa in prevalenza dovuta all’acquisto di cereali per
la sua nutrizione. Con il pascolo questa cifra verrebbe
quasi azzerata. Il costo al dettaglio di 1 kg di carne
oggi varia dai 7 ai 12 E.
I ruminanti al pascolo possono costituire il futuro
alimentare dell’uomo esattamente come lo furono in tempi
preistorici.
ECOLOGIA DEL PASCOLO
Le principali azioni degli animali sul bioma sono il
prelievo della fitomassa, erbe, germogli e parti delle
piante, la restituzione di sostanze sotto forma di
deiezioni, che contribuisce al ricircolo degli elementi,
la diffusione dei semi, il calpestio dei semi stessi che
ne determina l’interramento.
Il bioma delle praterie o grasslands.
Il bisonte americano unica fonte di cibo dei cacciatori
pellerossa, una volta presente nelle praterie del Nord
America in milioni di esemplari, quasi estinto a fine
800, sterminato dall’avanzare della civiltà.
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