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ADVANCES
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Non
più di dodicimila anni fa al termine dell’ultima
glaciazione, in ogni parte della Terra, su ogni
continente, improvvisamente e contemporaneamente, popoli
e genti che non avevano contatto fra loro, iniziarono a
coltivare i cereali. Stava terminando un’Epoca
geologica, il Pleistocene che avrebbe lasciato il posto
a quella attuale, l’Olocene. Il sapiens sapiens
comparso circa 120.00 anni prima, conclusa la sua
evoluzione biologica – che era avvenuta in piena
sintonia con la natura e con l’ambiente - iniziava
l’evoluzione culturale che sarebbe stata purtroppo
distonica, in contrasto cioè proprio con la natura
stessa di cui siamo parte. La rivoluzione agricola non
fu pacifica né volontaria, anzi la resistenza a
coltivare i campi emerse con durezza e perdurò a lungo.
Nonostante la violenza del nuovo sistema, alcune tribù
non si piegarono e rimasero cacciatori oppure pastori,
genti che per millenni avrebbero dato filo da torcere
persino a re e imperatori. L’uomo, a partire dal
sapiens arcaico conosceva e occasionalmente si
nutriva di semi di gramigna da 200.000 anni ma
abbandonare i ritmi felici, naturali e sereni della
caccia e della raccolta per strappare un misero
nutrimento alla terra, la schiena curva dall’alba al
tramonto, piegata nel dolore e nella fatica dovette per
forza essere frutto di imposizione. Nel vecchio
continente, dalla Mesopotamia risalendo lungo il Tigri e
l’Eufrate, puntando successivamente a ovest nell’Asia
Minore fino alle rive del Mediterraneo e di nuovo a sud
lungo la valle del Nilo, la domesticazione delle piante
descrisse una grande falce geografica che avrebbe preso
il nome di Mezzaluna Fertile. Lo sciogliersi dei
ghiacciai aveva sollevato il livello degli oceani di
circa 130 metri e molte terre vicine alle coste erano
state sommerse. Così era accadduto anche per la valle
lussureggiante in cui confluivano Tigri, Eufrate (che da
allora hanno cambiato il corso), Pison (di cui rimane la
traccia fossile) e Ghicon, che oggi è chiamato Karum. La
grande valle divenne di conseguenza l’attuale Golfo
Persico, un bacino mediamente assai poco profondo che
comunica con l’oceano Indiano. Fino ad allora la regione
era stata un paradiso per l’umanità che viveva di caccia
e di raccolta; il clima temperato, la ricchezza di
alberi e frutta, il brulicare di selvaggina, le
meritarono l’appellativo di Eden parola che nell’antico
Sumero – Edin – significa appunto “pianura
fertile”. Questo termine lo ritroviamo nella
Bibbia che ce ne dà conto in modo accurato e rigoroso
chiamandola anche Paradiso Terrestre. Ma il mare
sommerse Edin e l’uomo iniziò “a guadagnarsi il pane
col sudore della fronte”. Cominciava l’agricoltura e
con essa la civiltà. L’imposizione del lavoro nei campi
consentì ad alcuni – sollevati dall’impegno di procurare
il cibo – di dedicarsi al pensiero astratto, alla
speculazione mentale, alla creatività. Questi
specialisti non-food da subito formarono caste:
sacerdoti, soldati, architetti, mercanti che rapidamente
diedero vita a raffinate e sofisticate civiltà. Si
instaurò la proprietà dei beni e delle persone, la
famiglia da paritetica divenne patriarcale, finì il
nomadismo e si costruirono i primi insediamenti stabili,
le città. Al posto della società naturale umana, la
tribù, sorsero stati, nazioni e imperi, sistemi sociali
perversi tenuti in piedi con la costrizione e con la
violenza, di conseguenza fortemente instabili. La tribù
era esistita per due milioni e mezzo di anni e
sopravvive tuttora dove gli si consente, mentre nessun
impero – neppure il più potente - ha superato i due
secoli! Fu così che l’uomo perse libertà e felicità. Il
nuovo alimento, semi di erbe appartenenti alla famiglia
delle graminacee capillarmente diffuse su tutto il
pianeta, faticoso da produrre e misero di nutrienti ma
facile da conservare, rese da subito drammatiche le
condizioni di salute di quelli che una volta erano stati
cacciatori vigorosi e possenti. La statura diminuì
drasticamente e comparvero tutte le infinite malattie di
cui ancora oggi soffre l’umanità. La nuova dieta scarsa
di proteine unita alla promiscuità e all’igiene
approssimativa dei nuovi insediamenti debilitò il
sistema immunitario favorendo ogni genere di infezione.
Poiché gli effetti nefasti dei cereali sulla salute si
manifestano in modo molto ritardato e la durata
dell’esistenza è sempre stata molto breve nessuno fu in
grado di collegare l’effetto alla causa. La dieta
agricola divenne così l’alimentazione di base per
l’animale-uomo, che essendo geneticamente carnivoro -
frugivoro non poteva, e tuttora non può, sostenerla. La
durata media della vita dei 6.000 abitanti di Catal
Huyuk, una delle prime città edificata 10.000 anni
fa nel sud della Turchia, non superava i 29 anni. Così è
stato per millenni, quasi mai nella sua storia l’uomo ha
superato i 40 anni e solo di recente grazie ad una
maggiore igiene e soprattutto ai farmaci ha raddoppiato
questa aspettativa. Si tratta in realtà non tanto di un
miglioramento delle condizioni di salute bensì del
risultato di quell’accanimento terapeutico sul quale
speculano la casta dei medici e le industrie di settore.
Si compie così la maledizione di Adamo, che per il
frutto della conoscenza - la civiltà - viene cacciato da
Eden. Unica consolazione a questa esistenza miserabile
la droga contenuta nei cereali, quelle morfine -
esorfine per l’esattezza - che essi contengono in
quantità generose e che danno euforia, gratificazione,
rilassamento e oblio. E ovviamente, come ogni altra
droga, dipendenza. Infine dopo avere devastato salute,
persona, famiglia e società l’agricoltura massacrò
l’ambiente. Due terzi delle foreste del globo e metà
delle praterie furono distrutte dall’uomo per coltivare
i cereali. L’agricoltura utilizza risorse non
rinnovabili, il suolo, l’acqua e dove passa desertifica
l’ambiente. Oggi più che mai intensiva e
industrializzata consuma quantità enormi di combustibili
fossili, produce inquinamento da pesticidi e diserbanti,
contribuisce allo sviluppo di gas serra ed è in sintesi
l’attività meno naturale che l’uomo abbia mai inventato.
Per di più la produzione di cereali attualmente è
insufficiente a sostenere la domanda e lo sarà sempre di
più con l’esaurirsi del petrolio e delle terre ancora
fertili. Come se questo non bastasse i cereali,
mortalmente dannosi per l’uomo sono utilizzati anche per
nutrire in modo altrettanto nocivo gli animali da
macello e per produrre biocombustibili. Ironia o meglio
idiozia della sorte, sostituiamo l’olio fossile che
inquina e degrada l’ambiente, con l’etanolo derivato dal
mais, distruggendo così la foresta amazzonica per
coltivarlo. Infine non si può cinicamente negare che in
ossequio alla legge di Malthus più cibo si produce più
la popolazione aumenta. E quello della sovrappopolazione
rimane il problema dei problemi.
ADVANCES si occupa di
questi temi e delle più recenti ricerche che sono ad
essi legate con l’obbiettivo se non di dare soluzioni
quanto meno di sensibilizzare coscienze e conoscenze. La
realtà - che in compagnia di ben più blasonati
ricercatori e accademici - andiamo scoprendo, riscrive
la storia della civiltà umana, spiegando e chiarendo
situazioni e accadimenti che troppo superficialmente si
sono ascritti alla malvagità dell’uomo oppure al caso,
al fato o al destino. In particolare queste ricerche
portano alla luce i veri motivi dello smarrimento, della
disperazione e dell’infelicità storicamente radicati
nell’anima dell’essere umano il quale tradendo la natura
ha tradito se stesso. Sono temi che preti e sciamani da
quasi 100.000 anni presenti nelle nostre comunità per
confortare la nostra anima e fare da tramite tra noi e
la natura hanno sempre - con intelligenza e profondità -
trattato. Per questo il sottoscritto pur agnostico nutre
stima e ammirazione profonda per l’attuale sciamano di
Roma, Joseph “Benedetto Decimosesto” Ratzinger, che
molto più dei suoi predecessori ha compreso l’urgenza
per il sapiens sapiens di ritornare alle leggi
naturali. Se come in molte culture primitive
identifichiamo Dio con la Natura, se così è veramente –
bene - allora tutti dobbiamo essere credenti.
Oggi per fortuna, grazie
a questo mezzo sul quale ci incontriamo e ritroviamo si
apre una grande speranza perché internet
consentirà la seconda, vera, grande rivoluzione
dell’uomo. Dopo dieci millenni di evoluzione culturale
distonica sta velocemente nascendo l’industria del
pensiero. Milioni, miliardi di umani finemente
interconnessi possono scambiarsi informazioni e
comunicare tra loro come i neuroni di un immenso
encefalo. Il nostro pianeta sta velocemente divenendo
una mente dalle dimensioni spropositate in continuo
fermento che porterà sviluppo e innovazione finora
impensabili. Eliminando l’agricoltura e le sue nefaste
conseguenze: alimentari, familiari e sociali
continueremo la nostra evoluzione culturale - finalmente
in armonia con la natura e con l’ambiente. E’ un dato di
fatto, quando la mente umana comprende pienamente il
problema ne sa trovare rapidamente anche la soluzione.
Abbiate la bontà di
seguirci.
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