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  FAMIGLIA
 
La Famiglia Umana  
Giovanni Cianti, 20 Giugno 2009
     

La famiglia prima della Maledizione di Adamo
Tutte le evidenze che abbiamo mostrano come la famiglia, non la tribù, sia stato il primo nucleo sociale della preistoria e che la monogamia sia stata prevalente tra i primi umani[1]. Antropologi e sociologi sono infatti convinti che non sia mai esistito uno stadio promiscuo dell’umanità[2]. L’amore materno è innato in tutti i mammiferi ed è plausibile che il tempo prolungato che i cuccioli dell’uomo impiegano a svilupparsi abbia determinato quella stabilità nel rapporto dei genitori che non si ritrova spesso nel mondo animale. Le femmine dei primati bipedi hanno evoluto un canale pelvico piuttosto stretto attraverso il quale solo i prematuri possono passare. I nati prematuri non essendo in grado di rendersi velocemente autonomi necessitano di un lungo periodo di cure parentali che per conseguenza stabilizzano nel tempo il rapporto tra genitori. In seguito la necessità di cooperazione ha allargato la famiglia ai consanguinei. Il dimorfismo della nostra specie, un sesso più piccolo e più debole dell’altro, ci evidenzia sia la disparità di ruoli all’interno della famiglia che si ritrova ancora oggi nei cacciatori – raccoglitori sopravvissuti, sia la naturale poliginia degli umani. I maschi sono più grossi e più forti perché hanno il compito di cacciare e devono lottare contro gli altri maschi per assicurarsi le femmine. Le donne sono destinate a curare i piccoli e raccogliere il cibo, foglie, bacche e radici. Un dimorfismo che attualmente nel mondo civilizzato si sta facendo sempre meno evidente perché la diversità di ruolo nei due sessi si è sostanzialmente annullata. La famiglia è indispensabile alla crescita psichica più ancora che fisica del bambino e il processo di identificazione col genitore del proprio sesso è basilare per lo sviluppo completo e armonico dell’individuo perché fornisce il substrato emozionale che consente il distacco dalla simbiosi materna. Evidenti conferme le abbiamo nelle società tribali sopravvissute, i Boscimani ad esempio, che attribuiscono ruoli diversi e raramente sovrapposti ai due sessi, anche se alle donne vengono riconosciuti gli stessi diritti dell’uomo e sono molto ascoltate soprattutto riguardo alla raccolta del cibo. Per gli Innuit la parentela si estende fino alla terza generazione sia da parte di padre che di madre. L’uomo si sposa appena è in grado di mantenere la moglie, la donna appena raggiunta la pubertà. I ruoli sono nettamente distinti.

La famiglia dopo la  Maledizione di Adamo
Perde valore a favore dell’ordinamento sociale. Lo stato ne regola i rapporti e le fonti di sostentamento. Ne pretende i figli, ad esempio per la leva militare e in tempi più recenti sostituisce i genitori nella loro educazione. All’interno della famiglia l’estro non più stagionale ma cronico della femmina - dovuto alla disponibilità costante di cibo - da una parte crea nuove difficoltà al maschio che deve essere certo della paternità dei propri figli, dall’altra produce incremento demografico esasperato non più sostenibile dall’ambiente. La parificazione dei ruoli lavorativi e l’accettazione sociale della poliandria attenua il dimorfismo e maschio e femmina divengono fisicamente e caratterialmente sempre più simili. Industrializzazione e urbanizzazione accentuano questi fenomeni, portando ad una famiglia sradicata oppure al coesistere di più famiglie che si sovrappongono con effetti laceranti per la persona, per i figli in particolare. La donna, costretta a lavorare fuori casa e affidare ad altri, anche in età tenerissima, i propri bambini, abdica dal proprio ruolo di madre. In pratica viene gravemente compromessa la base stessa della società umana.

 

GC

 

LA FAMIGLIA PIGMEA

In pratica costituisce la società stessa. La famiglia nucleare (padre, madre e i figli) ha ruolo prevalente su quella allargata ai consanguinei. Il valore sociale supremo è dato all’individuo al cui servizio si pone l’intera famiglia. Vige la parità di diritti tra uomo e donna pur nella diversità delle funzioni. In mancanza di un accordo ognuno agisce secondo il proprio parere. L’educazione dei figli è compito di ambedue i genitori e si diversifica per sesso al compimento dei cinque anni. L’incesto fino ai cugini di quinto grado e l’omosessualità sono rigorosamente interdetti, mentre il numero dei figli viene calcolato in base al numero di abitanti del villaggio che non deve mai superare i 60 – 80 individui. La regolazione delle nascite è attuata sia con l’astinenza fino ai due anni del figlio già nato sia con l’uso di preparati contraccettivi. I principi dell’educazione sono la libertà, l’iniziativa e la responsabilità.

[1] Westermarck HISTORY OF HUMAN MARRIAGE: 538-49 www.hystory-world.org (2007)

 

[2] M.D’Amato LA FAMIGLIA NELLA STORIA DELL’UOMO (2007) www.socialnews.it