La
famiglia prima della Maledizione di Adamo
Tutte le evidenze che abbiamo mostrano come la famiglia,
non la tribù, sia stato il primo nucleo sociale della
preistoria e che la monogamia sia stata prevalente tra i
primi umani.
Antropologi e sociologi sono infatti convinti che non
sia mai esistito uno stadio promiscuo dell’umanità.
L’amore materno è innato in tutti i mammiferi ed è
plausibile che il tempo prolungato che i cuccioli
dell’uomo impiegano a svilupparsi abbia determinato
quella stabilità nel rapporto dei genitori che non si
ritrova spesso nel mondo animale. Le femmine dei primati
bipedi hanno evoluto un canale pelvico piuttosto stretto
attraverso il quale solo i prematuri possono passare. I
nati prematuri non essendo in grado di rendersi
velocemente autonomi necessitano di un lungo periodo di
cure parentali che per conseguenza stabilizzano nel
tempo il rapporto tra genitori. In seguito la necessità
di cooperazione ha allargato la famiglia ai
consanguinei. Il dimorfismo della nostra specie, un
sesso più piccolo e più debole dell’altro, ci evidenzia
sia la disparità di ruoli all’interno della famiglia che
si ritrova ancora oggi nei cacciatori – raccoglitori
sopravvissuti, sia la naturale poliginia degli
umani. I maschi sono più grossi e più forti perché hanno
il compito di cacciare e devono lottare contro gli altri
maschi per assicurarsi le femmine. Le donne sono
destinate a curare i piccoli e raccogliere il cibo,
foglie, bacche e radici. Un dimorfismo che attualmente
nel mondo civilizzato si sta facendo sempre meno
evidente perché la diversità di ruolo nei due sessi si è
sostanzialmente annullata. La famiglia è indispensabile
alla crescita psichica più ancora che fisica del bambino
e il processo di identificazione col genitore del
proprio sesso è basilare per lo sviluppo completo e
armonico dell’individuo perché fornisce il substrato
emozionale che consente il distacco dalla simbiosi
materna. Evidenti conferme le abbiamo nelle società
tribali sopravvissute, i Boscimani ad esempio, che
attribuiscono ruoli diversi e raramente sovrapposti ai
due sessi, anche se alle donne vengono riconosciuti gli
stessi diritti dell’uomo e sono molto ascoltate
soprattutto riguardo alla raccolta del cibo. Per gli
Innuit la parentela si estende fino alla terza
generazione sia da parte di padre che di madre. L’uomo
si sposa appena è in grado di mantenere la moglie, la
donna appena raggiunta la pubertà. I ruoli sono
nettamente distinti.
La famiglia dopo la
Maledizione di Adamo
Perde valore a favore dell’ordinamento sociale. Lo stato
ne regola i rapporti e le fonti di sostentamento. Ne
pretende i figli, ad esempio per la leva militare e in
tempi più recenti sostituisce i genitori nella loro
educazione. All’interno della famiglia l’estro
non più stagionale ma cronico della femmina - dovuto
alla disponibilità costante di cibo - da una parte crea
nuove difficoltà al maschio che deve essere certo della
paternità dei propri figli, dall’altra produce
incremento demografico esasperato non più sostenibile
dall’ambiente. La parificazione dei ruoli lavorativi e
l’accettazione sociale della poliandria attenua
il dimorfismo e maschio e femmina divengono fisicamente
e caratterialmente sempre più simili.
Industrializzazione e urbanizzazione accentuano questi
fenomeni, portando ad una famiglia sradicata oppure al
coesistere di più famiglie che si sovrappongono con
effetti laceranti per la persona, per i figli in
particolare. La donna, costretta a lavorare fuori casa e
affidare ad altri, anche in età tenerissima, i propri
bambini, abdica dal proprio ruolo di madre. In pratica
viene gravemente compromessa la base stessa della
società umana.
GC
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LA FAMIGLIA PIGMEA
In pratica costituisce la
società stessa. La famiglia nucleare (padre, madre e i
figli) ha ruolo prevalente su quella allargata ai
consanguinei. Il valore sociale supremo è dato
all’individuo al cui servizio si pone l’intera famiglia.
Vige la parità di diritti tra uomo e donna pur nella
diversità delle funzioni. In mancanza di un accordo
ognuno agisce secondo il proprio parere. L’educazione
dei figli è compito di ambedue i genitori e si
diversifica per sesso al compimento dei cinque anni.
L’incesto fino ai cugini di quinto grado e
l’omosessualità sono rigorosamente interdetti, mentre il
numero dei figli viene calcolato in base al numero di
abitanti del villaggio che non deve mai superare i 60 –
80 individui. La regolazione delle nascite è attuata sia
con l’astinenza fino ai due anni del figlio già nato sia
con l’uso di preparati contraccettivi. I principi
dell’educazione sono la libertà, l’iniziativa e la
responsabilità.
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