Osservare e studiare la vita dei nostri lontani
antenati ci consente di capire molte più cose
sull’uomo di quante ce ne abbiano spiegate
10.000 anni di storia e di civiltà. Il nostro
DNA si è andato plasmando nell’arco di milioni
di anni e oggi siamo sostanzialmente identici ai
nostri primitivi progenitori nei bisogni, nelle
aspettative e nel funzionamento dell’organismo.
Le conferme ci vengono da archeologia, biologia
e da quegli straordinari fossili viventi
che sono arrivati fino ai nostri giorni, le
scarse e perseguitate popolazioni di indigeni -
rimaste isolate dalla civiltà - ferme alle
abitudini e ai ritmi della preistoria. Visto con
ironia può sembrare un patetico ripescaggio del
mito del buon selvaggio ma se si
abbandonano le sovrastrutture moralistiche e
romanzesche che hanno caratterizzato questa
figura, il concetto di uomo vero in armonia con
l’ambiente, cooperativo, naive, sano,
forte e coraggioso non può che confermarci il
paradiso che abbiamo perduto. La scienza oggi ce
ne dà certezza.
La persona e la sua felicità
Proviamo ad immaginare una piccola tribù di
ominidi, due, tre milioni di anni fa. Come
farebbe un branco di leoni, cacciano quando
hanno fame e si trastullano nell’ozio dopo che
hanno riempito la pancia. Giocano con i propri
cuccioli e insegnano loro le asprezze della
vita, si accoppiano quando la stagione e il cibo
lo consentono, esplorano nuovi territori e si
ingegnano curiosi in nuove scoperte. Al primo
posto il rispetto per l’individuo, per la
persona come diremmo oggi. E’ infatti
l’individuo il vertice dell’evoluzione. E’ lui
che porta dentro di sé i geni da trasmettere, è
in lui che avvengono tutte quelle mutazioni
casuali delle quali le più idonee serviranno
alla specie per adattarsi ai cambiamenti
dell’ambiente. La vita ha scelto questo mezzo,
esseri mortali che trasmettendo le proprie
caratteristiche consentono alla propria specie
di evolversi. Se la scelta fosse caduta
sull’immortalità sicuramente la vita oggi non
esisterebbe più. Quindi la persona, non la
specie è il portatore in questa staffetta. Ma
l’individuo per adempiere al suo compito deve
essere libero. Solo se è libero può realizzare
quanto gli viene richiesto dall’esistenza e solo
allora è felice perché in armonia col suo
compito sulla Terra. La libertà è il bene
supremo dell’essere vivente, più importante
della vita stessa, prova ne sia che qualsiasi
animale, uomo compreso, privato a lungo della
libertà si ammala e spesso si lascia morire.
Libertà di muoversi, spostarsi, pensare,
esprimere il meglio di se stesso, realizzare i
propri progetti. E non c’è solo questo nella
nostra evoluzione. Dal momento che nella
preistoria l’impegno per procurarsi il cibo era
limitato e periodico, si era soddisfatti di ciò
che l’ambiente ci offriva finché questo
consentiva di vivere e di riprodursi
tranquillamente, le società primitive - quasi un
paradosso – erano ricche e affluenti. L’ozio, il
tempo libero, lo svago – della cui mancanza oggi
tutti soffriamo - erano per l’uomo preistorico
la normalità dell’esistenza. Per milioni di anni
i nostri progenitori sono stati liberi e felici,
noi purtroppo da 10.000 anni non lo siamo più.
Infatti l’agricoltura e di conseguenza la
civiltà con le loro costrizioni e i loro vincoli
hanno seriamente compromesso il valore e la
libertà della persona a favore della gente,
della massa, di stereotipi e di interessi di
pochi contrabbandati come valori superiori.
I ritmi dell’esistenza
Dalla cellula più insignificante fino alla
complessità dell’uomo tutti i ritmi
dell’esistenza sono scanditi dal cosmo del
quale facciamo parte. Sono quindi il frutto
dell’ambiente e dei comportamenti che l’ambiente
ha imposto, ripetuti per milioni di anni. Così
si è modellata la nostra biologia. Facendo parte
del sistema solare le nostre scansioni temporali
sono:
·
il giorno, dovuto all’alternarsi della luce e del buio, evidenza
della rotazione della Terra sul proprio asse
·
il mese, correlato alle fasi della Luna
·
le stagioni, successione di clima diversi dovuta
all’inclinazione dell’asse terrestre e
all’orbita ellittica del pianeta attorno al Sole
·
l’anno, il periodo che il nostro pianeta impiega a compiere
l’orbita attorno alla sua stella.
Puramente arbitraria e artificiosa è la
scansione settimanale, priva di correlazione
con i ritmi del cosmo, che venne introdotta
dall’agricoltura solo poche migliaia di anni
fa. La settimana che evidenziava la
sostenibilità fisica del lavoro dei campi fu
prescritta dalla legge mosaica (il settimo
giorno Dio si riposò) ed è passata poi al
Calendario Romano.
Il ritmo giornaliero o circadiano. Ai fisiologi dello sport è ben nota la stretta relazione
che esiste tra esercizio, alimentazione, riposo
e produzione ormonale. Gli zuccheri ingeriti
stimolano la produzione di insulina ad esempio,
il lavoro intenso aumenta la produzione del
testosterone e così via. Di conseguenza studiare
l’andamento della produzione ormonale ci dà
importanti informazioni sui ritmi e le abitudini
dei nostri progenitori. Una sorta di reperto
biologico fossile che ci chiarisce come gli
umani si siano comportati per milioni di anni.
Gli ormoni dell’utilizzo energetico,
testosterone e cortisolo sono prodotti alle
prime luci dell’alba segno evidente dell’inizio
dell’attività dei nostri progenitori – è
l’Africa la culla del sapiens - nelle ore
meno calde della giornata. L’insulina che
deposita grassi e zuccheri sale a fine
mattinata, corrispondente al riposo unito ad un
pasto frugale probabilmente bacche, miele oppure
semi. Segue poi un calo generale dell’attività
ormonale che riprende nel tardo pomeriggio con
l’aumento del testosterone e si conclude col
picco notturno del GH, evidenza di una cena più
copiosa a base di carne. Se durante il giorno
l’impegno fisico è stato moderato, nel corso
della notte tutta l’energia spesa viene così
facilmente recuperata.
CORTI-
SOLO
TESTOS-
TERONE
INSULI-
NA
GH
|
|
|
|
|
|
H 4,00 |
H 8,00 |
H 12,00 |
H 16,00 |
H 20,00 |
H 0,00 |
Il ritmo di più giorni, ultradiano. Proviamo ad immaginare un piccolo branco di
australopiteci o di habilis a caccia.
Per ore, ma più probabilmente per giorni (come i
Boscimani ancora oggi ci evidenziano) si seguono
tracce, si snidano animali, si corre dietro alla
preda. In questa fase è possibile nutrirsi solo
con qualche uovo raccolto da un nido, alcuni
insetti, bacche o miele selvatico. E’ richiesta
potenza, velocità, destrezza, serve il
testosterone. Il corpo si logora sotto il sole e
nella lotta con l’animale. Ma una volta che la
preda viene uccisa c’è carne per tutti a volontà
e va mangiata subito, mica si può mettere in
frigo e poi chissà quando capiterà di nuovo
un’altra preda così succulenta. Tutti iniziano a
divorarne finchè ce n’è, finche si sentono
scoppiare. Poi chissà forse saranno ancora
vegetali, semi e radici fino alla prossima
preda. L’attività di raccolta in termini di
fisiologia sportiva equivale ad un lavoro di
natura aerobica, bassa intensità, magari
protratto ma non esaustivo. L’ossigeno che
arriva ai tessuti consente l’utilizzo di tutti i
substrati energetici, proteine, grassi e
zuccheri in varia percentuale. Non derivandone
danni tissutali è sufficiente un buon pasto e
una notte di riposo per un recupero completo.
Viceversa la caccia (o la guerra ovviamente)
presuppone episodi brevi di elevata potenza,
velocità e intensità, interrotti da pause meno
intense e attinge soprattutto dal sistema
anaerobico con utilizzo prevalente dei fosfati
cellulari. Si produce una lisi severa del
tessuto muscolare e una conseguente
infiammazione che può richiedere anche molti
giorni per compensarsi. Il processo di
rigenerazione è ovviamente accelerato
dall’alimentazione ricca di proteine. Lo studio
di questo ciclo
dice molto su attività, alimentazione e riposo
degli umani nella preistoria. Se ne possono
trarre utili indicazioni:
·
Attività. A
periodi brevi e intensi di lavoro devono seguire
fasi prolungate di attività moderata oppure di
riposo.
·
Alimentazione.
La scarsità di cibo e la tipologia degli alimenti (spuntini poveri di
calorie, proteine e fibre ma ricchi di grassi
saturi e colesterolo insieme a una discreta
quantità di zuccheri) della fase di caccia
rappresentano – come gli studi più recenti
confermano - la nutrizione ideale per
incrementare la produzione di testosterone. La
caccia così può proseguire con l’aggressività,
la velocità e l’efficienza necessarie.
L’abbondanza di calorie e proteine concentrate
in pochi pasti copiosi che caratterizza invece i
giorni successivi alla cattura della preda,
stimolano insulina e GH. Si ricostruisce così il
patrimonio tissutale, si deposita il glicogeno
nei muscoli e nel fegato, si rinforzano ossa e
legamenti. Scende la produzione di testosterone
e in parte aumenta la sua escrezione renale, ma
in questa fase non sono indispensabili grandi
quantità di tale ormone. La scarsità di zuccheri
introdotti ha determinato nella nostra storia
evolutiva una forte resistenza all’insulina
- comune peraltro a tutti i carnivori -
necessaria a mantenere l’omeostasi glicemica.
Inoltre alimentazione e attività in ciclica
alternanza hanno fatto una fondamentale
differenza, evitando l’instaurarsi di
iperglicemia cronica il fattore scatenante
della Sindrome Metabolica. Anche l’apporto
proteico non è mai stabile, si concentra nei
momenti di reale necessità. Infine, non meno
importante, l’energia spesa per procurarsi il
cibo ha una precisa corrispondenza con l’energia
che questi apporta, quella relazione fisiologica
ed equilibrata che l’agricoltura ha interrotto
10.000 anni fa.
·
Riposo. Il
ciclo della caccia e del riposo vede brevi
periodi di lavoro, lasciando ampi spazi al
riposo, alla cura dei cuccioli e di sé,
all’ozio. Questo spazio esistenziale,
profondamente inciso nella nostra psiche ci
porta ad odiare la routine del lavoro
giornaliero come lo conosciamo oggi, un ritmo
innaturale al quale non ci siamo adattati e mai
ci potremo adattare.
GIORNI |
1 2 3 |
4 5 6
7 8 9 |
FASI |
CACCIA |
RIPOSO |
ATTIVITA’ |
Correre, saltare, uccidere, inseguire,
lottare. |
Mangiare, dormire, accoppiarsi, curare i
cuccioli, raccogliere bacche e radici,
oziare. |
CIBO |
Svariati, piccoli spuntini, bacche,
miele, uova, insetti. Insufficienti
calorie e proteine, scarse fibre,
analoghe quantità di grassi saturi e
zuccheri |
Pochi pasti molto abbondanti a base di
carne, radici e altri vegetali. Pochi
zuccheri e grassi, elevate proteine. |
ORMONI |
Elevata produzione di testosterone. |
Elevata produzione di insulina e GH. |
I ritmi mensili.
La fertilità femminile è regolata dalla
disponibilità di cibo. In periodi di carestia e
stress il cortisolo prodotto dal surrene insieme
ad altri meccanismi fisiologici rallenta le
funzioni ipofisarie. La ridotta produzione di
gonadotropine e GH impedisce la riproduzione. L’estro
non interrotto delle femmine è fenomeno
recente, evidenziato peraltro dalla presenza
stabile delle mammelle sul petto delle donne ed
è caratteristico del surplus alimentare
portato dall’agricoltura. Nella preistoria madri
magre, ma ben nutrite e fisicamente molto attive
evitavano complicanze come il diabete
gestazionale e garantivano figli eccezionalmente
sani e robusti ben attrezzati nei confronti
delle malattie metaboliche. Una evidente
necessità visto l’alto tasso di mortalità
infantile di allora.
MESI |
|
G |
F |
M |
A |
M |
G |
L |
A |
S |
O |
N |
D |
Testosterone |
|
|
|
GH |
|
|
|
Cortisolo |
|
|
Insulina |
|
|
ACROFASI CIRCANNUALI: da Hallberg e
coll. 1983 in B.Tarquini “Cronobiologia
pratica” Ed. Esculapio, Bologna 1984 |
I ritmi stagionali.
L’andamento stagionale della produzione ormonale
ci evidenzia l’intervento della natura atto a
garantire la sopravvivenza nei mesi più rigidi e
la riproduzione nei mesi più favorevoli. Una
elevata produzione di cortisolo da gennaio ad
aprile infatti, garantisce energia ricavata dai
tessuti muscolari - in quel momento scarsamente
importanti – mentre alti livelli di testosterone
da luglio a novembre stimolano l’accoppiamento
con nascite nella tarda primavera e in estate
quando le condizioni di vita sono più
favorevoli. Sempre in autunno GH e insulina ai
massimi livelli garantiscono l’accumulo di
proteine, grassi e zuccheri per superare con
successo l’inverno. Di questi ritmi ritroviamo
traccia ancora oggi, nonostante le abitudini
completamente diverse, si ingrassa un poco in
inverno e ci si “asciuga” in estate, nei mesi di
luce e di sole siamo più attivi sessualmente,
inverno e primavera ci vedono malinconici e
indeboliti, più predisposti alle infezioni.
GC |