E venne
il momento in cui, come dice la Bibbia, l’uomo iniziò a
mangiare “l’erba dei campi”, a nutrirsi del “pane col
sudore della fronte”. I nostri antenati diecimila anni
fa stravolgendo il loro naturale istinto di cacciatori -
raccoglitori divoratori di carogne, cambiarono
drasticamente abitudini alimentari. Non furono più iene,
avvoltoi o molto più nobilmente orsi, ma divennero
divoratori di semi d’erba. Erbivori come le mucche,
granivori come gli uccelli, polli compresi.
Addomesticarono l’erba ed iniziarono a nutrirsene.
Nacque l’agricoltura, si sviluppò la civiltà e cominciò
così la catastrofe sanitaria del genere umano.
La
Sindrome Metabolica è la diretta conseguenza di
un’alimentazione cronicamente iperglicidica resa
tale dall’elevato consumo di cereali e legumi, prodotto
dalla rivoluzione agricola. Cosa sono i cereali? Sono
realmente importanti per la nostra nutrizione? Sono
davvero salutari come ci hanno sempre assicurato? Cosa
accade se ce ne priviamo?
Cominciamo intanto col dire che non esiste un rapporto
razionale tra l’energia spesa per procurarsi questo cibo
e l’energia che ci apporta. Coltivare cereali è
mostruosamente antieconomico e comporta uno spreco
enorme di lavoro, tempo e risorse. E’ molto più
funzionale l’allevamento del bestiame, con poca fatica
ti assicuri animali mansueti che ti daranno carne e
latte per nutrirti, pelli per vestirti, tendini e ossa
per i tuoi utensili. E’ tutto molto più naturale, più
gioioso, più umano. Dobbiamo poi sottolineare
l’esperienza comune di tutti noi. Per venire finalmente
(e malamente) assimilati, i cereali devono essere, in
successione:
a)
seminati, curati e raccolti
b)
macinati
c)
bolliti o comunque cotti
d)
masticati accuratamente
e)
e solo dopo tre, quattro ore di lenta,
pesante, sofferta e laboriosa digestione passano nel
nostro sangue
Mai
provato a masticare chicchi di grano? Sono duri come
sassi e come sassi attraversano il sistema digestivo per
essere espulsi con le feci il giorno successivo. Mai
mangiato carne cruda o pesce? Mai bevuto un uovo?
Frutta, verdura cruda? Con mezz’ora di facile, leggera
digestione ti mettono a disposizione proteine, vitamine,
minerali, enzimi e zuccheri. Gli animali tutti – e noi
siamo essenzialmente animali – si sono evoluti e
sopravvivono prendendo il cibo che l’ambiente gli offre.
E ovviamente l’ambiente non offre cibo macinato,
sbramato o cucinato. Quindi solo il cibo che potremmo
mangiare e digerire crudo così come si trova in natura,
risulta a stretto rigore di logica e di scienza, cibo
idoneo all’essere umano. Alimenti che divengono
commestibili e digeribili solo dopo manipolazioni
tecnologiche (la cottura ad esempio) non sono idonei per
l’uomo ma rappresentano una forzatura dell’ordine
naturale delle cose. Questo sono i cereali. Non servono
poi sofisticati laboratori di analisi per rendersi conto
di ciò che ogni giorno tocchiamo con mano:
-
i
cereali fanno ingrassare per
iperglicemia
-
indeboliscono per l’ipoglicemia reattiva che
ne consegue e per l’affanno digestivo
-
alterano il senso della sazietà per meccanismi
ipotalamici, neurormonali e
di assuefazione
-
gonfiano la pancia per la presenza di glutine
che infiamma l’intestino
-
hanno
una digestione lunga e sofferta
-
le
popolazioni che se ne nutrono in modo prevalente
sono deboli, rachitiche, di bassa statura, malaticce
e indolenti.
Come se
non bastasse i danni più gravi che arrecano alla nostra
salute sono scarsamente percepiti perché molto lenti a
manifestarsi. Impiegano anni, tanto che una volta si
moriva prima che fossero conclamati. “Il pane procura
il diabete adulto di tipo2? Ma scherziamo? Ho mangiato
pane per tutta la vita e mi sono sempre sentito
benissimo!” Non è dunque azzardato affermare che i
cereali rappresentano un veleno per l’uomo, un veleno
dolce, lento e mortale.
Eppure la
tradizione ce li descrive promotori di salute, cibo
naturale per eccellenza. “dacci oggi il nostro pane
quotidiano…”, “buono come il pane..” e così
via, per non parlare della retorica delle merendine
preconfezionate. Ecco allora che i cereali sono entrati
nella cultura di ogni popolo e si sono studiati migliaia
di modi per cucinarli, renderli più appetibili e più
digeribili (si fa per dire…). L’abitudine ci impedisce
di privarcene, li diamo con gioia ai nostri figli e
godiamo nel consumarli in compagnia. Non sarà l’ora di
aprire finalmente gli occhi?
I
cereali
I
cereali detti anche graminacee o poacee,
costituiscono una famiglia di piante che appartiene alla
classe delle angiosperme, vegetali che
racchiudono e proteggono il seme nel frutto, ordine
delle poali monocotiledoni (il cotiledone è la
foglia carnosa che accompagna l’embrione della pianta
per nutrirlo mentre germoglia).
Le graminacee con circa 9000 specie, raggruppate in 250
generi sono le erbe più diffuse nel mondo, distribuite
sull’intero pianeta dal Circolo Polare Artico fino
all’Antartide. Crescono nelle condizioni ambientali più
disparate e possono avere dimensioni estremamente varie
dal bambù gigante alto oltre 40 metri alla
fienarola dei prati che a malapena raggiunge i 10
centimetri. Abbondano nei grandi spazi aperti, tundra,
steppa, savana e prateria, ma non disdegnano neppure le
foreste e gli habitat acquatici e persino i
deserti.
Caratteristiche
delle graminacee
Sono
piante dotate di radici primarie fibrose e di
radici avventizie che si dipartono dai nodi
del fusto. I nodi sono il punto di raccordo delle
foglie. Il fusto può essere erbaceo oppure rigido e cavo
come nel bambù, mentre un’eccezione è rappresentata dal
fusto del mais che contiene il midollo. La
foglia, lunga e stretta con nervature parallele,
presenta molte varianti da specie a specie. La maggior
parte delle graminacee sono impollinate dal vento e non
necessitano di corolle appariscenti per attirare insetti
o uccelli. I fiori di conseguenza sono piccoli e
insignificanti. Il frutto è la spiga composta da
una sequenza a lisca di pesce di semi. Il seme o
chicco o cariosside è costituito da tre
parti:
-
esterna costituita da pericarpo, tegumento
e strato aleuronico, una sorta di
rivestimento fibroso protettivo che contiene
vitamine e antinutrienti, la difesa della pianta dai
predatori del suo seme. Nel frumento è la parte che
viene eliminata con la raffinazione.
-
interna definita endosperma che rappresenta
l’85-89% del seme, costituita quasi esclusivamente
di amido con un minimo di proteine tra le quali il
glutine. E’ la riserva di nutrimento del
germe.
-
il
germe o embrione è la parte dalla quale
trarrà origine la nuova pianta. E’ separato dall’endosperma
con una membrana permeabile, lo scutello che
gli consente di nutrirsi. Costituisce il 2,5-3% del
seme e contiene proteine, enzimi, sali minerali,
vitamine e grassi vegetali. Tra questi ultimi il
tocoferolo ricco di vitamina E. Il germe viene
eliminato nella preparazione delle farine perché gli
olii contenuti le farebbero irrancidire.
Molte
specie di graminacee sono state addomesticate con
l’avvento dell’agricoltura e da allora hanno costituito
alimento importante sia per l’uomo che per il bestiame.
Tra quelle ad oggi più coltivate si ricordano:
-
grano
duro, triticum durum
-
grano
tenero, triticum aestivum
-
farro, triticum turgidum
-
orzo,
hordeum vulgare
-
avena, avena sativa
-
riso,
oryza sativa
-
mais,
zea mays
-
canna
da zucchero, saccharum
officinalis
I cereali
derivano il nome dalla dea latina Cerere, protrettrice
di messi e raccolti. Sua figlia Proserpina, dopo avere
sposato Ade, il dio degli Inferi, trascorreva sei mesi
col marito nelle profondità della Terra e sei mesi con
la madre nel mondo dei vivi. Cerere quindi festeggiava i
sei mesi in compagnia della figlia rendendo fertili le
piante e i campi da marzo a settembre. Il grano è il
cereale più importante nelle zone temperate con 500
milioni di acri coltivati. Sono stati ritrovati in Iraq
semi di grano – datati con la tecnica del carbonio
radioattivo – risalenti a 6750 anni prima di Cristo e di
poco successivi in altre aree del Mediterraneo
orientale. Ed è proprio nella regione compresa tra Mar
Mediterraneo, Mar Nero e Mar Caspio, la cosiddetta
Mezzaluna Fertile, che si identifica il sito di
origine dell’agricoltura nel Vecchio Mondo.
I cereali, erbe a ciclo annuale si sviluppano nei climi
temperati del pianeta durante l’inverno e maturano in
estate con il raccolto tra i mesi di giugno e agosto. La
farina che si ottiene macinando i semi viene utilizzata
dall’uomo per cuocere alimenti. Le farine che provengono
dai chicchi ripuliti della membrana esterna si dicono
raffinate, mentre sono integrali quelle che
mantengono l’involucro del chicco. Dai cereali con la
fermentazione si ottengono anche sostanze alcoliche come
ad esempio la birra. Il grano viene distinto dal punto
di vista merceologico come grano duro, usato per
la preparazione delle paste alimentari e grano tenero
per la panificazione e i prodotti da forno. Per
diecimila anni i cereali sono stati alimento principale
e fonte di sopravvivenza per l’uomo nonché alimento
primario per il bestiame domestico, nutrito con fieno e
insilati raccolti dall’agricoltore. Molte specie di
graminacee sono considerate piante infestanti, ad
esempio la gramigna, perché crescendo insieme
alle colture determinano per competizione, una
diminuzione dei raccolti.
La
coltivazione dei cereali
Detta
anche domesticazione, la coltivazione dei cereali
inizia con modalità e tempi diversi in ogni regione del
nostro pianeta fino dal tardo Neolitico.
I precolombiani coltivarono il mais ben oltre 7000 anni
fa, la coltura del riso risale a 2800 anni avanti Cristo
e fu introdotta in Europa dai Saraceni nel Medio Evo.
Orzo, avena, segale e grano, come si è visto, vennero
coltivati nel bacino del Mediterraneo a partire dalla
Mezzaluna Fertile già settemila anni avanti Cristo.
Dalle specie selvatiche attraverso continue selezioni si
è arrivati alle attuali varietà.
GC
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LE MONOCOTILEDONI
Secondo la classificazione di Cronquist e
Takhtajan le angiosperme si sono evolute
da antiche dicotiledoni acquatiche simili
alle attuali ninfee. La caratteristica che
maggiormente le contraddistin-gue è la presenza
di una sola foglia cotiledonare ma a volte il
cotiledone manca del tutto. Altre
caratteristiche sono: foglie in maggior parte a
nervatura parallela, fusti erbacei spesso cavi
con fasci chiusi nel cilindro centrale
apparentemen-te in ordine sparso oppure fusti
legnosi privi dei cerchi annuali. I fiori sono
di numero limitato con scarsa differenziazione
tra petali e sepali, radice principale non
persistente. Vengono divise in quattro
sottoclassi: Alismatidae, Arecidae,
Com-melinidae e Liliidae
IL GRANO
Classe: angiosperme
Ordine: poali monocotiledoni
Famiglia: poacee
Genere: triticum
LA DATAZIONE
La datazione più attendibile dell’inizio della
coltivazione delle piante è basata sulla
determinazione di radioattività del carbonio di
massa 14 (14C) dei reperti ritrovati. Le piante
assorbono dall’atmosfera anidride carbonica che
contiene isotopi di carbonio. Dopo la morte
della pianta l’isotopo lentamente decade e
poiché la velocità di decadimento è nota,
l’epoca può essere valutata confrontando il
carbonio residuo con quello di una pianta
vivente.
www.web.unilife.it
www.irreer.it
LE GRAMINACEE (2007)
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