Premessa
Molti termini son stati coniati per indicare la non
idoneità di alcuni alimenti, cibo-spazzatura, calorie
vuote, bombe caloriche e così via. Sostanzialmente
questa valutazione tiene conto del valore energetico (le
calorie) e del valore nutrizionale (le sostanze
nutritive contenute nel cibo stesso). Spesso i due
parametri sono inversamente proporzionali, infatti i
cibi più ricchi di nutrienti sono anche i più poveri di
calorie e viceversa. Ancora oggi però non esistono
criteri e standard univoci per valutare la capacità
nutritiva del cibo, anche se vi è una forte convergenza
nelle valutazioni.
L’incalzante aumento del diabete di tipo 2 e della
Sindrome Metabolica è concordemente messo in stretta
relazione col consumo massivo di cibo addizionato con
zuccheri, grassi e dolcificanti di varia natura. Sono
alimenti che costano poco, molto appetibili e facili da
preparare. Sono altresì densi di calorie e spesso
carenti di vitamine, minerali e altri micronutrienti.
Fino dal 1977 si è lavorato per stabilire quali fossero
gli standard da osservare riguardo ad una alimentazione
razionale e salutare, ma ad oggi non si è ancora
raggiunto un accordo condiviso da tutti. La dizione più
ricorrente espressa anche nelle Dietary Guidelines
for Americans del 2005 ci indica cibi ricchi di
nutrienti comparati con cibi poveri di nutrienti.
Nei riguardi dei cereali già nel 1979 Hansen
scriveva che “ad eccezione della tiamina, i nutrienti
contenuti nei cereali sono trascurabili” e che il loro
unico pregio è costituito dall’elevato apporto di
energia ad un costo economico limitato.
Tra i criteri e gli standard individuati citiamo:
·
Adeguatezza nutrizionale della dieta che mette in relazione i nutrienti contenuti nel cibo
con i RDAs (la quantità minima giornaliera raccomandata)
·
Indice Hansen della qualità nutritiva degli alimenti
che
misura il rapporto tra le calorie dell’alimento e i
nutrienti che contiene
·
Relazione tra cibi raccomandati e cibi da limitare
indica
come nutrienti desiderabili: proteine, calcio, ferro,
Vitamine A, C e fibre. Non desiderabili sono: calorie,
grassi saturi, colesterolo, zucchero e sodio.
·
Indice della qualità nutrizionale del Padberg
che
attribuisce ai cibi un punteggio sulla base delle
raccomandazioni del Food and Drugs Administration USA.
·
Rapporto calorie e nutrienti di Lachance e Fisher
che
mette in relazione il valore energetico con quello
nutrizionale. I 13 nutrienti comparati sono: proteine,
calcio, ferro, vitamine A e C, tiamina, riboflavina, B6,
B12, niacina, acido folico, magnesio e zinco.
·
Punteggio dei cibi naturalmente nutrienti
che
valuta positivamente proteine, calcio, ferro, vitamine A
e C.
Come si
vede i capisaldo di riferimento più ricorrenti sono
le proteine, il calcio, il ferro, le vitamine A e C, il
magnesio e lo zinco.
I
cereali, alimenti non idonei alla nutrizione umana
I
motivi principali per cui i cereali non sono il cibo
migliore per l’uomo:
·
contengono eccessive calorie in relazione al loro volume
·
contengono proteine, ma di scarso valore biologico
·
contengono troppi zuccheri e sia il carico che l’indice
glicemico - particolarmente nei cereali raffinati
- sono eccessivamente elevati
·
contengono poche vitamine e minerali soprattutto quando
sono raffinati
·
se
raffinati non contengono fibre
·
se
integrali e quindi ricchi di fibre, sono carichi di
antinutrienti
Le
proteine
Le
proteine di tutti i cereali sono carenti di
aminoacidi essenziali che non essendo sintetizzabili
dall’organismo dovrebbero essere introdotti con
l’alimentazione. Dei 20 aminoacidi che normalmente
costituiscono le proteine, 8 sono considerati essenziali
nell’adulto: lisina, leucina, isoleucina, valina,
metionina, fenilalanina, triptofano e treonina.
L’aminoacido maggiormente carente nei cereali è la
lisina, ma lo sono anche treonina, isoleucina, metionina,
triptofano e fenilalanina. Nei semi delle graminacee
infatti sono preponderanti le prolamine e le
gluteline rispetto ad albumine e globuline.
Ulteriore fattore di squilibrio è dato dalla presenza di
aminoacidi limitanti per eccesso sulla composizione
aminoacidica complessiva. Ad esempio le popolazioni che
si nutrono in prevalenza di mais soffrono di pellagra
per lo squilibrio tra leucina e isoleucina presenti in
questo cereale. Essendo poi le proteine unità funzionali
con i tessuti viventi dalle quali derivano possono
risultare non assimilabili perché contenute in strutture
di cellulosa che il nostro sistema digestivo non riesce
a degradare. Altre proteine dei cereali hanno strutture
inattaccabili dai nostri enzimi, di conseguenza la
scissione in peptidi risulta molto lenta e
l’assorbimento è minore. Consapevoli da molto tempo di
questi problemi si è pensato di compensarli abbinando i
cereali ad altri alimenti come i legumi o il latte per
completarne lo scarso valore biologico. Purtroppo anche
i legumi presentano problemi analoghi per l’uomo a causa
delle troppe calorie, amidi e antinutrienti che
contengono.
Gli
antinutrienti
Si tratta di sostanze –
presenti soprattutto nel rivestimento esterno del seme -
che la pianta produce per difendersi da insetti e
uccelli. Se la loro efficacia su i piccoli organismi è
letale, risulta comunque dannosa anche per l’uomo,
soprattutto nel lungo periodo. La presenza dei
tannini ad esempio, altera il sapore e il valore
nutritivo del cibo. I tannini si trovano in particolare
negli strati esterni della cariosside del sorgo e
dell’orzo e agiscono sull’uomo riducendone lo sviluppo
somatico e l’utilizzo dell’azoto proteico. Queste
sostanze hanno anche attività cancerogena
particolarmente nei tessuti della bocca e dell’esofago.
Interferiscono inoltre con l’assorbimento degli ioni
metallici. L’acido fitico e i suoi sali, i fitati
costitiscono fino al 97% del contenuto in fosforo dei
cereali che in questa forma non è assimilabile per
l’uomo e per molti animali. I fitati, anch’essi presenti
negli strati esterni del seme, interferiscono con
l’assorbimento di calcio, ferro, magnesio e zinco,
provocando rachitismo, immunodeficienza, nanismo
ipofisario e anemia ferro-priva. Sono i motivi per cui
nella storia della civiltà agricola si è preferito
raffinare i cereali, privandoli della crusca. Frumento,
segale, triticale contengono inibitori delle proteasi
pancreatiche, ad esempio della tripsina. Sono
sostanze termostabili, quindi attive anche dopo la
cottura dell’alimento. Gli inibitori delle amilasi
rappresentano circa i due terzi delle albumine presenti
nel seme e l’uno percento del contenuto proteico della
farina. L’effetto, apparentemente desiderabile per
l’uomo nel controllo della Sindrome Metabolica, è quello
di ridurre l’insorgenza di iperglicemia e
iperinsulinemia, ma nel tempo possono provocare
ipertrofia e degenerazione del pancreas. Le lectine
presenti nell’embrione del chicco sono agglutinanti e
portano alla formazione degli AGEs nelle cellule della
mucosa intestinale, interferendo con l’assorbimento del
cibo. Il glutine provoca infiammazione dei villi
intestinali, una forma di enteropatia conosciuta come
morbo celiaco che vedremo più avanti in modo
approfondito e con lo stesso meccanismo autoimmune la
distruzione delle cellule pancreatiche e l’insorgenza
del diabete primario. Infine i resorcinoli
provocano diminuizione della crescita con meccanismi
ancora non chiari e hanno la capacità di infiammare la
prostata. Per concludere, ricordando ancora che la
presenza di queste sostanze è concentrata soprattutto
nel guscio del seme, mal si comprendono le attuali
raccomandazioni di consumare i cereali nella loro forma
integrale. I potenziali benefici di un apporto
vitaminico, minerale e di fibre maggiore non hanno
contropartita per i danni che gli antinutrienti possono
causare. Non è infatti un caso che storicamente gli
abbienti consumassero cereali raffinati lasciando la
crusca ai poveri.
GC
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A. Drewnowsky CONCEPT OF A NUTRITIOUS FOOD:
TOWARD A NUTRIENT DENSITY SCORE (2005) Am. J of Clin.
Nutrition 82: 721-32
R.G. Hansen et al. NUTRITION QUALITY INDEX OF FOOD
(1979) Westport, CT: AVI Publishing Co
V. Buonocore, V. Silano
FATTORI ANTINUTRIZIONALI NEI CEREALI (1993) Le Scienze
Tabelle
da G.Topi: “L’alimentazione dell’atleta” EDIZ. LOMBARDO,
Roma
A.Fidanza e Al. :”la dieta Mediterranea” LE SCIENZE,
Milano |